SAN MARTINO, CASTAGNE E VINO!
L’undici novembre è una data magica, perché è è l’undicesimo giorno dell’undicesimo mese dell’anno. Per questo ha sempre avuto spiccati significati simbolici. Ben prima che il cristianesimo lo legasse alla figura del soldato romano Martino che dona il suo mantello a un povero, questo giorno aveva un legame ancestrale con i cicli stagionali, la terra e la durata del giorno. Vedremo alcuni aspetti, non mancando di toccare quello più curioso e popolare, che definisce questo giorno la “festa dei cornuti”.
Se vi piacciono i numeri, l’11, è una cifra di grande valenza simbolica. Nella numerologia è considerato il “primo numero maestro”, una ripetizione del numero uno, che ne amplifica il significato, rappresentando doppio simbolo di inizio, attività, volontà ed energia. Non solo: nella Cabala ebraica il numero 11 è collegato alla lettera kaf, che simboleggia la corona e la realizzazione. Questo simbolismo legato alla trasformazione si ritrova anche nel contesto cristiano, laddove l’11 è il numero degli apostoli rimasti dopo il tradimento di Giuda: il significato ultimo è sempre quello di un imminente cambiamento. Ecco perché l’undici di novembre diventa una data magica.
Il Capodanno celtico
Il Capodanno celtico (Samhain) segnava l’inizio dell’inverno. In alcuni paesi del Nord Europa, ma anche in Alto Adige, resta lo stesso tema della luce da “accendere” nella stagione buia, attraverso la Laternenumzug, la parata delle Lanterne: l’11 novembre a sera i bambini sfilano per le strade in una processione, portando lanterne realizzate da loro. Questa festa della luce enfatizza i temi di resilienza, di carità e di speranza, da contrapporre all’oscurità incipiente dell’inverno. La successiva cristianizzazione, di cui spesso abbiamo parlato, legò in seguito la festa pagana al Santo di Tours, in quanto l’atto di carità di San Martino rappresenta bene la luce cristiana: il suo gesto della donazione del mantello “riscalda” il povero come i primi giorni di novembre (la cosiddetta estate di San Martino) riscaldano questo periodo brumoso.

Il Capodanno agrario
Altro aspetto ancestrale e precristiano dei primi giorni di novembre è che essi rappresentano la fine dell’annata agraria e, conseguentemente, l’inizio di quella successiva. L’11 novembre è il culmine di questo periodo conclusivo, e costituisce il Capodanno Contadino o “Capodanno Agrario”. Le attività e le scadenze legate a questa data erano vitali per la vita nelle campagne: si chiudeva il ciclo produttivo, finiva l’epoca della raccolta e della vendemmia e si passava alle sole operazioni di semina. Era perciò il giorno del rendiconto e del bilancio dell’intera stagione agricola: contadini, fittavoli, mezzadri e proprietari saldavano i conti, pagavano i canoni e traevano le somme dell’attività annuale.

Il Capodanno pastorale: il ritorno alle stalle
La festa di fine stagione/inizio inverno coinvolgeva profondamente anche il mondo animale. I primi giorni di novembre segnavano il ritorno a valle del bestiame da lavoro e da cortile, che tornava al sicuro nelle stalle. E’ vero che Sant’Antonio Abate è il protettore degli animali, ma anche San Martino ha un legame simbolico con il loro mondo: per la cultura rurale il giorno a lui dedicato rappresenta infatti la chiusura dell’annata pastorale. Nelle aree montane, anche se la grande transumanza ovina avveniva prima, questa data spesso coincideva con il rientro tardivo dei cavalli semi-bradi dagli alpeggi. Il rientro degli equidi, che un tempo erano la colonna portante del trasporto lungo gli antichi tratturi, era un vero e proprio rito pastorale.

Corni, cornetti e… cornuti
Ecco spiegato perché San Martino è anche detto “la festa dei cornuti”: contadini e allevatori chiudono l’annata agraria e quella pastorale organizzando in alcune piazze d’Italia fiere e mercati, e guarda caso il protagonista principale delle compravendite è il bestiame con le corna (tori, buoi, capre, ovini). La presenza massiccia di animali “muniti di corna” nelle fiere avrebbe creato un facile collegamento con il termine “cornuti“. Più che la festa dei cornuti, diciamo che ai cornuti… gli facevano la festa.

Ma quando l’allevatore va alla fiera…
A questo motivo storico, culturale ed economico che da sempre definisce il giorno di San Martino “Festa dei cornuti” se ne aggiunge uno folkloristico: poiché le fiere duravano spesso diversi giorni e gli uomini (mariti, allevatori, commercianti) si allontanavano da casa per affari, le mogli, secondo il folklore popolare, rimaste sole, avrebbero vissuto dei momenti di gloria (diciamo così), approfittando di questo clima di maggiore libertà.

Il vino nuovo
C’è poi da aggiungere l’aspetto conviviale della festa, ovvero la celebrazione del vino novello (chi non conosce i proverbi: A San Martino il mosto diventa vino, San Martino castagne e vino, a San Martino apri la botte e assaggia il vino ecc. ecc…). Durante le fiere, o nel ritorno del bestiame, finita la vendemmia, si faceva il giusto onore al vino nuovo, e talora il tutto sfociava in comportamenti trasgressivi o festeggiamenti goliardici. Ma non basta, perché si usava bere da un “corno potorio”, un recipiente ricavato da un corno bovino. Il passaggio dal brindisi con il corno all’ironia sulle corna è stato facile.

Oltre le corna c’è di più
Ma che c’entra San Martino con tutto questo? Che c’entra un soldato romano con il vino nuovo e con le corna? Con le corna, niente: la tradizione popolare scorre parallela a quella culturale arcaica, che è invece legata al cambio di stagione e al passaggio di luce.
Come abbiamo visto altre volte questo sostrato arcaico viene poi cristianizzato attraverso la figura simbolica di un santo, che cristianizza una festa originariamente popolare e pagana. La storia la conosciamo tutti: Martino, un soldato romano, intorno al 335 d.C., in un giorno di freddo intenso, incontrò un mendicante e, non avendo altro da dargli, tagliò in due con la spada il suo mantello militare. Quando l’indomani Martino si risvegliò, il suo mantello era tornato intero. Questo gesto è diventato il simbolo universale della carità. A questo gesto di generosità si lega un fenomeno naturale: la brevissima parentesi di bel tempo e clima mite che spesso si verifica a metà novembre, universalmente nota come “Estate di San Martino”. La tradizione popolare vuole che sia stata una ricompensa di Dio agli uomini, in ricordo del calore donato al mendicante.

SAN MARTINO, CASTAGNE E VINO!
L’ultima sosta
La festa di San Martino è, in sintesi, una potente narrazione del passaggio di stagione.
È l’ultima sosta prima dell’inverno, il momento dei bilanci economici e della riflessione.
Ci ricorda l’importanza del dono (il mantello) che genera un beneficio naturale (il clima mite) e, soprattutto, celebra l’instancabile dignità del lavoro della terra che, anche se a riposo, promette un nuovo inizio.
Luisa Nardecchia – Centro Studi per la Biodiversità PASSIONECAITPR
SAN MARTINO, CASTAGNE E VINO!
Sitografia
Rete Italiana di Cultura Popolare
https://www.reteitalianaculturapopolare.org
Estratti su Lunario di Alfredo Cattabiani (Mondadori)
Estratti su La civiltà della transumanza di E. Petrocelli
https://www.inasaroma.org/wp-content/uploads/Istituzioni-agrarie.pdf
La Leggenda del Mantello
https://it.cathopedia.org/wiki/San_Martino_di_Tours
Museo della Civiltà Contadina
https://cultura.gov.it/luogo/museo-della-civilta-contadina-istituzione-villa-smeraldi
Numerologia, Cabala, Tarocchi e Curiosità Matematiche
https://it.wikipedia.org/wiki/11_(numero)
Significato Esoterico del Numero 11
L’11: 11 e il Numero Maestro
