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Dai fondi rustici dell’Antica Roma alle aree Marginali nel 2025

by ANNALISA PARISI

Una storia di conservazione della Biodiversità tra passato e futuro

Nel cuore della civiltà romana, il fondo rustico rappresentava più di una semplice unità agricola: era il centro pulsante della vita sociale, economica e culturale. Questi territori, descritti con precisione e passione da autori come Catone, Varrone e Columella, erano luoghi dove animali, uomini e paesaggio convivevano in un delicato equilibrio.

La cura del bestiame, la gestione delle terre e l’organizzazione del lavoro riflettevano una visione avanzata di conservazione delle risorse, che ancora oggi ci insegna molto.

Oggi come allora, le aree marginali e i territori rurali meno produttivi rappresentano preziosi serbatoi di biodiversità e tradizioni culturali. Proprio come nell’antica Roma, dove i fondi rustici erano vitali per il mantenimento del patrimonio genetico delle razze autoctone e per la conservazione di pratiche agricole sostenibili, le moderne aree marginali custodiscono risorse genetiche essenziali per la nostra sicurezza alimentare e ambientale.

Esempi virtuosi

I piccoli comuni di montagna possono diventare protagonisti di nuove progettualità ispirate ai modelli dell’Antica Roma, attraverso iniziative di recupero e valorizzazione del patrimonio agricolo e zootecnico locale. Questi progetti possono prevedere la creazione di reti territoriali che uniscano enti locali, agricoltori, allevatori, scuole e associazioni culturali, favorendo la rigenerazione economica e sociale delle comunità montane. Le attività proposte potrebbero includere percorsi didattici, turismo sostenibile, laboratori di trasformazione e commercializzazione di prodotti tipici, con l’obiettivo di creare una filiera cortissima e virtuosa che rafforzi il legame con il territorio.

Un ponte tra passato e futuro

Attraverso il confronto tra passato e presente, possiamo comprendere l’importanza cruciale di tutelare queste terre, non solo come testimonianza storica, ma come laboratori viventi di sostenibilità e resilienza. Un patrimonio che, oggi più che mai, rischia di scomparire sotto la pressione dell’industrializzazione e della globalizzazione.

Per scoprire come gli antichi romani gestivano sapientemente i loro fondi rustici, quali animali allevavano e come queste pratiche possono ispirare soluzioni attuali per le aree rurali marginali.


Gli allevamenti animali nel fondo rustico dell’antica Roma”

Nelle opere di Varrone e Columella, grande attenzione era riservata agli asini, ai cavalli e ai muli, animali ritenuti fondamentali per la gestione efficace e sostenibile del fondo rustico romano. Gli asini erano apprezzati per la loro robustezza e adattabilità ai terreni difficili, mentre i cavalli erano valorizzati per la loro velocità e versatilità in vari lavori agricoli. I muli, risultato dell’incrocio tra asini e cavalli, erano particolarmente lodati per la loro resistenza e affidabilità nel trasporto di merci pesanti e nell’aratura, evidenziando così una precoce sensibilità verso la selezione e la gestione razionale delle risorse genetiche animali.

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Annalisa Parisi – Centro Studi per la Biodiversità PASSIONECAITPR

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