Il paesaggio è «componente essenziale del contesto di vita delle popolazioni, espressione della diversità del loro comune patrimonio culturale e naturale e fondamento della loro identità». In quanto tale, merita un’attenzione particolare per la sua conservazione e salvaguardia, oltre che per il suo recupero, la riqualificazione e la valorizzazione.
Si muove in questa direzione la Convenzione Internazionale dell’UNESCO, quando già nel 1992 introdusse il concetto di paesaggio culturale, considerato come rappresentazione dell’opera combinata della natura e dell’uomo.
I paesaggi rurali rappresentano pertanto una parte essenziale del patrimonio nazionale di qualsiasi nazione. I paesaggi costituiscono i tessuti vitali delle nostre comunità, offrendo non solo risorse naturali e prodotti alimentari, ma anche una ricca storia culturale e un legame tangibile con il passato.
Definire l’importanza di questi paesaggi va oltre la mera considerazione estetica; essi sono fondamentali per l’identità e la coesione sociale di un paese.
I paesaggi rurali sono serbatoi di biodiversità. Le loro varietà di habitat naturali forniscono rifugio a una vasta gamma di specie vegetali e animali, contribuendo così alla conservazione della diversità biologica. Questi ambienti naturali sono anche essenziali per il mantenimento degli equilibri ecologici, fondamentali per la sopravvivenza di ecosistemi complessi e interconnessi.
In secondo luogo, i paesaggi rurali sono il cuore dell’agricoltura. Le terre coltivate e i pascoli non solo forniscono cibo per la popolazione, ma rappresentano anche un settore economico vitale, generando occupazione e sostenendo le economie locali.
In un’epoca in cui la sicurezza alimentare è una preoccupazione globale, preservare questi paesaggi è cruciale per garantire anche una produzione alimentare sostenibile.
Ogni paesaggio ha una storia da tramandare
Inoltre, i paesaggi rurali raccontano storie. Ogni campo coltivato, ogni mulino a vento, ogni cascina antica porta con sé un pezzo di storia umana. Questi luoghi sono testimoni del duro lavoro e della resilienza delle comunità rurali nel corso dei secoli. Preservare questi luoghi significa preservare la memoria collettiva di una nazione, mantenendo viva la connessione tra il presente e il passato.
Infine, i paesaggi rurali offrono spazi di riflessione e rigenerazione per le persone. Le loro ampie distese aperte e la tranquillità della vita rurale offrono un contrappeso prezioso alla frenesia delle città. Sono luoghi in cui ci si può immergere nella natura, riconnettersi con le radici e apprezzare la bellezza semplice della campagna.
I paesaggi rurali sono un patrimonio inestimabile che va ben oltre il loro valore estetico. Sono di per se stessi già custodi della biodiversità, motori dell’approvvigionamento culturale, archivi viventi della storia e luoghi di ispirazione e contemplazione.
Preservarli e proteggerli è un imperativo morale e pratico per ogni nazione che desidera garantire un futuro sostenibile per le generazioni a venire.
Il 14 marzo è la Giornata Nazionale del Paesaggio, istituita dal Ministero della Cultura.
La dimensione culturale-identitaria di paesaggio: uno sguardo giuridico comparato
La dimensione culturale-identitaria di paesaggio nell’ordinamento giuridico italiano Nell’esperienza giuridica italiana l’attenzione all’elemento culturale ed identitario del paesaggio è un fatto ‘genetico’, non nasce con la Costituzione del ’47.
Già la legge 16 luglio 1905, n. 411 (c.d. legge ‘Rava’) sulla tutela della pineta di Ravenna dalla bonifica conteneva elementi di tutela non solo dei territori ma anche dei valori estetici e culturali, all’epoca riconosciuti per la tutela dei monumenti.
La successiva legge 11 giugno 1922, n. 778 (c.d. legge ‘Croce’), primo modello di legge generale della disciplina paesaggistica, prevedeva che la «Tutela delle bellezze naturali e degli immobili di particolare interesse storico» fosse basata su valutazioni estetiche, identitarie e culturali.
In altre parole si evidenziava una interconnessione profonda tra ‘beni naturali’ e ‘beni artistici e storici’ con lo sviluppo dell’anima della nazione. Pochi anni dopo, la legge 29 giugno 1939, n. 1497 (c.d. legge ‘Bottai’) intese il paesaggio come sinonimo di una bellezza naturale, riconducibile a quei beni che esprimono il ‘bello di natura’ legato alla Patria.
Si evince, così, la volontà di tutelare il paesaggio dal pericolo di «lesione esteriore della dimensione collettiva e genera il bisogno di protezione, secondo un’esigenza che procede dal basso verso l’alto, non dall’alto verso il basso. Il che rivela la dimensione collettiva e identitaria del valore del paesaggio» (Severini 2019).
Con la Costituzione del 1948 viene consacrato il ruolo ricoperto dal paesaggio nell’ordinamento italiano, in una concezione per così dire integrale di esso, cioè quale forma del Paese (dato questo confermato anche dalla giurisprudenza costituzionale e amministrativa).
La tutela di tale bene concerne, pertanto, sia il mero dato naturale (ad esempio le coste, le montagne, i laghi, ovvero le bellezze naturali), sia quello derivante dall’interazione uomo-natura.
In entrambi è presente la dimensione culturale, che ben può avere ad oggetto il solo dato naturalistico, in quanto rappresentato (pittorescamente, letterariamente, fotograficamente), o anche solo percepito ed evocato come essenziale e identitario.
L’art. 9 della nostra Costituzione impegna la Repubblica a tutelare, in egual misura, il paesaggio e il patrimonio storico e culturale del Paese.
Per approfondire è possibile scaricare il file contenente il prezioso contributo curato dalla Dott.ssa Ginevra Cerrina Feroni dell’Università degli Studi di Firenze.
Paesaggio geografico e paesaggio culturale edito da Loescher Editore
Paesaggio e patrimonio culturale – ISTAT
Convenzione Europea del Paesaggio