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Accordo storico alla COP16 di Roma per arrestare la perdita di Biodiversità

by ANNALISA PARISI
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COP16 Roma per la Biodiversità

Roma al centro della COP16: una strategia finanziaria per la biodiversità
La capitale italiana ospita un evento storico per la tutela della biodiversità globale.

Nei giorni scorsi, Roma è stata teatro di un evento di portata storica: la sedicesima Conferenza delle Parti (COP16) della Convenzione sulla Diversità Biologica, durante la quale è stata delineata una strategia finanziaria senza precedenti per la protezione della biodiversità globale.  

Un piano ambizioso: 200 miliardi di dollari per la protezione ambientale
Incremento progressivo dei fondi per finanziare la conservazione degli ecosistemi entro il 2030.

L’accordo raggiunto prevede l’istituzione di un flusso di finanziamenti internazionali che aumenterà progressivamente dai 20 miliardi di dollari all’anno previsti per il 2025 ai 30 miliardi entro il 2030.

L’obiettivo ambizioso è mobilitare complessivamente 200 miliardi di dollari all’anno entro la fine del decennio, attraverso una combinazione di fondi pubblici nazionali e internazionali, investimenti privati, finanziamenti misti e contributi filantropici.  

La gestione di queste risorse ha rappresentato una sfida significativa durante le negoziazioni. I Paesi sviluppati hanno proposto di affidare i fondi al Global Environment Facility (GEF), operante sotto la supervisione della Banca Mondiale e dominato dai Paesi donatori. In contrapposizione, le economie in via di sviluppo hanno richiesto la creazione di un meccanismo autonomo gestito direttamente dalla COP, in linea con l’articolo 21 della Convenzione sulla Diversità Biologica.

La svolta è giunta grazie a una proposta avanzata dal Brasile a nome dei Paesi BRICS, che ha assicurato alla COP il pieno controllo sulla governance del nuovo fondo, mantenendone però il funzionamento all’interno del GEF. Questa soluzione prevede anche la possibilità, in future conferenze, di sviluppare ulteriormente il fondo, eventualmente al di fuori del perimetro del GEF.  

Fondi ancora insufficienti: raccolti solo 382 milioni di dollari
Mentre diversi Paesi contribuiscono, l’Italia e gli Stati Uniti restano assenti dalla lista.

Accordo storico alla COP16 di Roma per arrestare la perdita di Biodiversità
Vacche libere al pascolo – Appennino Centrale – Italia

Nonostante l’entusiasmo per l’accordo, al momento sono stati raccolti solo 382 milioni di dollari per il Global Biodiversity Framework Fund (GBFF). Tra i Paesi donatori figurano Austria, Canada, Danimarca, Francia, Germania, Giappone, Lussemburgo, Nuova Zelanda, Norvegia, Spagna, Regno Unito, Irlanda del Nord e Quebec. L’Italia, tuttavia, non è presente nella lista dei contributori, mentre gli Stati Uniti non hanno mai ratificato la Convenzione sulla Diversità Biologica.  

Gli obiettivi globali: proteggere il 30% del pianeta e ridurre l’estinzione
La COP16 rafforza il piano di Montreal, puntando alla salvaguardia degli ecosistemi.

Questo summit rappresenta un passo fondamentale verso la realizzazione del “Kunming-Montreal Global Biodiversity Framework” approvato nel 2022 durante la COP15. Gli obiettivi principali includono la protezione di almeno il 30% delle terre e dei mari entro il 2030, l’eliminazione annuale di 500 miliardi di dollari di sussidi dannosi per l’ambiente e l’aumento della resilienza degli ecosistemi, riducendo di dieci volte il tasso di estinzione delle specie e incrementando l’abbondanza di quelle selvatiche.  

L’accordo di Roma segna un passo avanti, ma servono impegni concreti per attuarlo.

Accordo storico alla COP16 di Roma per arrestare la perdita di Biodiversità

L’accordo raggiunto a Roma non è solo una vittoria diplomatica, ma rappresenta una risposta concreta alla crisi ambientale globale.

Tuttavia, la strada verso la piena attuazione di questi impegni è ancora lunga e richiede la collaborazione attiva di tutte le nazioni, inclusa l’Italia, affinché le promesse si traducano in azioni efficaci per la salvaguardia del nostro pianeta.

Cosa succederà dopo la Cop16?

Nonostante i passi avanti siano evidenti e gli obiettivi prefissati siano stati raggiunti, quel che resta dalle conferenze multilaterali in cui si dibatte sul futuro del Pianeta e dell’umanità, è spesso un sussurro in mezzo al caos, una pacca sulla spalla dopo un appuntamento che si sperava ci avrebbe cambiato la vita e, invece, mancava di sostanza. Si lasciano le aule sempre con la stessa domanda, con dubbi che troveranno una risposta, forse, domani. Intanto, però, un milione di specie animali e vegetali continua a rischiare l’estinzione – di cui il 50 per cento entro la fine del secolo in corso – l’84 per cento degli endemismi terrestri è in pericolo a causa del riscaldamento globale, e noi dobbiamo trovare il prima possibile la forza di alzarci e fare il massimo per non perdere la meraviglia.

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