Sorgenti di Orie: una curiosa commistione e il Suonatore Jones
Provate a mettere insieme queste cose: amore incondizionato per la natura, culto della bellezza, attenzione alla storia del territorio, San Francesco, Fabrizio De André, Spoon River e… acqua, acqua in forma di fonti e sorgenti che si raccolgono in piccoli laghetti e muovono perfino un mulino: ne verrà fuori un parco di 20 ettari, il cui nome è “Oasi Sorgenti delle Orie”.
L’Oasi naturalistica Sorgenti delle Orie è un parco naturalistico del comune di Amatrice, nella frazione di Configno, di proprietà della famiglia Betturri, ma a disposizione di chiunque voglia visitarlo.
Il parco, infatti, “è un omaggio alla Terra e alla natura, per promuovere l’educazione e la cultura del rispetto dell’ambiente”.
Sorgenti di Orie: una curiosa commistione e il Suonatore Jones
Le acque
L’oasi prende il nome dalla moltitudine di sorgenti e di fonti disseminate nei boschi e nei prati. La più importante di queste sorgenti è l’antica Fonte di Configno chiamata sorgente delle Orie, che si vede zampillare poco distante dall’ingresso principale del parco.
Configno è una delle 69 frazioni del territorio amatriciano, oggi tutte stravolte dal terremoto del 2016.
Un tempo era provincia dell’Aquila, oggi di Rieti.
Le numerose sorgenti che vediamo nel parco alimentano a est il fiume Tronto, che scorre alle falde occidentali dei Monti della Laga, mentre a ovest la vena sorgiva del fiume Velino.
Tutte queste acque defluiscono verso il fosso di Sant’Antonio, immissario del Lago Scandarello.
L’etimologia
Sembra che l’etimologia del nome Configno provenga da confine, perché quest’area per molti secoli ha rappresentato il confine tra il Regno delle Due Sicilie e lo Stato Pontificio.
Poco è dato sapere anche sul toponimo Orie, ma trattandosi di sorgenti sicuramente possiamo azzardare l’ipotesi del concetto dello scorrere o del nascere: in particolare, dovrebbe collegarsi a una radice rei- e al verbo latino oriri, che significa nascere, sorgere.
L’ingresso
Il percorso dell’Oasi di Orie Terme inizia attraverso un cancello sulla ex strada statale (anticamente “borbonica”) L’Aquila- Amatrice.
A pochi passi dall’ingresso, come detto poco fa, troviamo subito l’Antica Fonte delle Orie, storica sorgente sempre utilizzata dagli abitanti di Configno.
Ancora un po’ più a valle, un piccolo invaso, utile per riutilizzare l’acqua reflua per l’irrigazione dei campi.
Nei pressi dei laghetti campeggia il salice bianco, noto per le sue proprietà analgesiche e antinfiammatorie, che viene usato dagli animali del parco per autoterapia: al bisogno, ne consumano le foglie, la corteccia, i germogli.
Sorgenti di Orie: una curiosa commistione e il Suonatore Jones
Il bosco sacro
Buona parte dell’Oasi è occupata da una secolare foresta formata da castagni, faggi e querce, denominata Bosco Sacro (o Macchia).
I tracciati del parco sono ricchi di prati e ponticelli che attraversano una natura ricca di sottobosco ma anche di piante ad alto fusto come castagni, pioppi e faggi.
Fanno da cornice al parco i Monti Sibillini e la catena montuosa della Laga.
Le visite guidate seguono però un percorso severo, al fine di non disturbare gli animali e per non turbare il delicato ecosistema così faticosamente mantenuto.

Sorgenti di Orie: una curiosa commistione e il Suonatore Jones
La “ricciera”
All’interno di questo bosco esiste un’antica ricciera: una stuttura circolare in pietra che veniva utilizzata per la conservazione dei ricci delle castagne. Le castagne infatti, che in questa zona venivano consumate lesse o arrosto (non in farina), erano conservate ancora chiuse nei ricci fino a dicembre, accatastate in queste ricciere, ricoperte da foglie e terriccio, una tecnica capace di mantenere la castagna sana e fresca.
Il castagno millenario
Un castagno millenario, con una circonferenza alla base del tronco di circa 9 metri, si pensa possa avere un’età di circa 500 anni: da circa 40 anni non è più vegetativo, ma mantiene la rispettabile circonferenza di 9 m. Questa colossale alberatura, a un occhio attento, risulta essere stata colpita da più di un fulmine, uno dei quali deve essere stato devastante.
Il Castagno millenario è l’ammirabile testimonianza della secolarità del bosco sacro e simboleggia la storia di questa terra.

I sentieri
La rete di sentieri è stata interamente ripristinata: negli ultimi decenni, infatti, venendo meno la raccolta delle ghiande e delle castagne, la viabilità era stata compromessa: ora, attraverso un sentiero di circa tre chilometri, si attraversano boschi di castagni e querce secolari, fino a terminare a valle in uno spazio prativo, dove le acque si raccolgono in un piccolo specchio d’acqua e in un ruscello immissario del lago Scandarello.
Una grande passione ha guidato l’opera di sistemazione e di ripristino dell’originario ecosistema, ora di nuovo attivo in tutta la sua fecondità e sacralità.
La fauna è stata reintrodotta con dovizia e ha riconquistato il posto di un tempo.

I cervi e i daini
I daini e i cervi, fauna che originariamente popolava questo luogo, sono stati reimmessi nell’area, interamente recintata: i daini, meno schivi dei cervi, si lasciano avvicinare fino a pochi metri di distanza e alcuni si spingono fino a prendere del cibo dalle mani dei visitatori nel corso delle visite guidate.
Ogni anno si riproducono regolarmente con nascite nel pieno dell’estate, nei primi giorni del mese di luglio. I nati in esubero vengono portati in aree faunistiche protette della Toscana.
Cervi a primavera
I maschi all’inizio della primavera perdono le lunghe corna, che durante la stagione calda ricrescono velocemente, generando un palco ogni anno più importante.
Visitare L’Oasi nei mesi di aprile e maggio per andare alla ricerca di questi trofei è un’operazione anche utile per la direzione del parco, in quanto all’inizio dell’estate i palchi danneggiano le lame dei tagliaerba.
Nell’area vivono animali facilmente individuabili, come ghiandaie, poiane, ramarri, scoiattoli, e una grande varietà di uccelli, rettili e insetti. Ma anche numerose specie di selvatici, ovviamente quasi impossibili da vedere per i visitatori, come volpi, istrici, gamberi di fiume (Austropotamobius pallipes) e perfino tritoni (Triturus cristatus).
A completamento dei lavori all’interno dell’Oasi è stato realizzato un tradizionale mulino ad acqua: la struttura è ubicata a valle lungo il fosso di Sant’Antonio, integrata con componenti di fine Ottocento, argani, mole, e altre dotazioni donate all’Oasi da un’associazione slovena.
La storia
L’area dove sorge L’Oasi delle Sorgenti delle Orie è stata sempre possesso della famiglia Beturri. Un documento del Catasto Preonciario dell’Aquila degli Abruzzi dell’anno 1610 (registro 5 Carta iniziale della partita 186v) dice che un certo Andrea di Pitturro acquista dei terreni nella zona tra Musicchi e Configno: si tratta proprio di questi appezzamenti, che da allora furono l’unico sostentamento della famiglia Beturri fino alla fine dell’Ottocento.
Il fondo silvo-agricolo rappresentava un’importante risorsa di sostentamento per la famiglia Betturri: fieno, orzo, legname, castagne, ghiande. Dopo gli anni Trenta la famiglia si affermò nel settore della ristorazione a Roma, ma mai perse il contatto con il luogo d’origine, al punto che le generazioni si sono succedute in questi luoghi, sempre curandone il mantenimento.
Quando il podere agricolo delle Orie fu ereditato nel 1982 dall’ultima generazione, l’Architetto Pierluigi Betturri ebbe immediatamente l’idea di trasformarlo in un’area protetta.
Ma all’interno di questa zona vi erano alcuni piccoli appezzamenti di terreno di altri proprietari e ci sono voluti anni unificare gli appezzamenti. Una volta avuta a disposizione l’intera area è stato possibile concepire un progetto omogeneo e funzionale che fosse prima di tutto rigorosamente rispettoso dell’ambiente, senza alterazioni morfologiche o variazioni di tipologia.
L’idea si realizzò dunque nel 2015, con l’intento di favorire l’accostamento della gente alla natura e all’ambiente, di “regalare un po’ di stupore e di meraviglia, (…) e di stimolare il linguaggio della bellezza della nostra relazione con la natura”.

La curiosa commistione
Il progetto prevedere un percorso anche “culturale“: targhe, incisioni, meridiane, un Calvario, i testi di De André, una poesia di Leopardi, la Laus Creaturarum. C’è quanto di più romantico si possa immaginare, una curiosa commistione che davvero richiama, se questo era l’intento dell’Architetto, L’Antologia di Spoon River. Il piccolo, fiume, il piccolo villaggio, la vita intesa come un percorso.
Quando arrivi in cima, e rinasci nell’acqua che di nuovo fluisce dalla sorgente, perché si nasce ogni giorno, allora… quasi quasi ti sembra di sentire il Suonatore Jones.
Luisa Nardecchia – Centro Studi per la Biodiversità PASSIONECAITPR
BIBLIOGRAFIA
Liberamente tratto dal testo di P. Betturri, L’Oasi e il Calvario delle Orie, Roma, 2018, e ampliato attraverso l’esperienza diretta della visita guidata e successivi approfondimenti bibliografici.
SITOGRAFIA
http://www.museoconfigno-oasiorieterme.it/oasi-orie-terme/