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Come i cavalli salvaguardano la biodiversità nelle aree protette

by ANNALISA PARISI
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Come i cavalli salvaguardano la biodiversità nelle aree protette - foto concessa da Stefano Grasso

Il ruolo dei cavalli nella tutela della biodiversità nei parchi: un patrimonio vivente

I cavalli, da millenni compagni dell’umanità, non sono solo simboli di forza e libertà, ma anche attori fondamentali nella conservazione della biodiversità e nella gestione sostenibile dei parchi naturali. Evidenzieremo i punti di forza di questi straordinari animali, il loro contributo agli ecosistemi e il loro valore culturale e ambientale.

Custodi degli ecosistemi: il pascolo come strumento di gestione

I cavalli selvatici come i mustang americani, i brumby australiani ma anche le razze europee che pascolano in maniera regolamentata sulle nostre montagne, svolgono un ruolo cruciale nel mantenere l’equilibrio degli habitat naturali.

Il pascolamento selettivo contribuisce a:

  • controllare la vegetazione: i cavalli preferiscono erbe alte e fibrose, lasciando spazio a specie vegetali più delicate che favoriscono la biodiversità floristica.
  • Prevenire gli incendi: riducendo la biomassa erbacea, diminuiscono il rischio di roghi, un problema sempre più rilevante nei parchi mediterranei e nelle praterie.
  • Favorire la fauna selvatica: il loro movimento crea microhabitat, come aree calpestate o zone di pascolo aperto, che attirano insetti, uccelli e piccoli mammiferi.

In parchi come il Delta del Po in Italia o la Camargue in Francia, i cavalli autoctoni (ad esempio il cavallo del Delta o il Camargue) sono veri e propri “ingegneri ecologici”.

La loro presenza aiuta a preservare zone umide e praterie, mantenendo paesaggi aperti che ospitano specie rare come il cavaliere d’Italia o il fenicottero rosa.

Come i cavalli salvaguardano la biodiversità nelle aree protette
Cavalli da tiro su un pascolo primaverile

Razze autoctone e naturalizzate: un patrimonio genetico da proteggere

Le razze equine autoctone, spesso allevate in libertà o semilibertà nei parchi, rappresentano un tesoro di biodiversità genetica. Pensiamo al cavallo Maremmano, al Bardigiano o al pony di Monterufoli in Italia: queste razze si sono adattate per secoli a ambienti difficili, sviluppando caratteristiche uniche come rusticità, resistenza alle malattie e capacità di sopravvivere con risorse limitate. Per non parlare poi delle razze da tiro ormai naturalizzate in Italia da oltre un secolo, la cui opera è fondamentale in quanto esse stesse corredo di “biodiversità”.

  • Conservazione genetica: preservare queste razze significa mantenere un pool genetico prezioso, utile per affrontare sfide future come i cambiamenti climatici.
  • Turismo sostenibile: i cavalli autoctoni attirano visitatori nei parchi, promuovendo un turismo rispettoso dell’ambiente e generando risorse per la conservazione.

Progetti come quelli del Parco Nazionale del Gran Sasso o del Parco della Maremma, come pure quello dell’Alta Murgia e della Murgia Materana, dimostrano come l’allevamento di razze locali possa integrarsi con la gestione del territorio, offrendo un modello di zootecnia sostenibile.

Educazione e connessione con la natura

I cavalli nei parchi non sono solo alleati ecologici, ma anche potenti strumenti di divulgazione. Le attività di osservazione o i programmi educativi, permettono ai visitatori di entrare in contatto con la natura in modo autentico.

  • Benessere umano: il rapporto con i cavalli favorisce il rilassamento e la consapevolezza ambientale, specialmente nei più giovani.
  • Sensibilizzazione: i parchi che ospitano cavalli organizzano spesso eventi per raccontare il loro ruolo ecologico, rafforzando il legame tra comunità locali e conservazione.

In alcune aree protette i cavalli sono protagonisti di iniziative che combinano trekking, educazione ambientale e promozione delle tradizioni locali, creando un circolo virtuoso tra uomo, animale e natura.

Cavalli da tiro su un pascolo estivo nel Parco dell’Alta Murgia

Sfide e opportunità

Nonostante i loro benefici, la gestione dei cavalli nei parchi richiede attenzione. Un numero eccessivo di animali può portare a sovrappascolo, mentre l’introduzione di razze non naturalizzate da decenni sul territorio rischia di alterare gli equilibri ecologici. La chiave è una gestione scientifica, basata su:

  • Monitoraggio delle popolazioni equine.
  • Collaborazione tra zootecnici, ecologi e gestori dei parchi.
  • Promozione di programmi di allevamento selettivo per le razze a rischio.

Alleati ecologici nei parchi

In particolare le razze da tiro sono perfette per la gestione sostenibile dei parchi naturali italiani, grazie alla loro capacità di pascolare su spazi molto ampi senza danneggiare l’ambiente. I loro principali contributi includono:

  • Gestione del territorio: nel Parco Nazionale delle Foreste Casentinesi o nel Parco del Gran Sasso e Monti della Laga, questi cavalli sono impiegati per il trasporto di legname o la manutenzione di sentieri, riducendo l’uso di macchinari inquinanti. Il loro calpestio leggero compatta il suolo senza distruggerlo, a differenza dei veicoli pesanti.
  • Controllo della vegetazione: il pascolo mirato in aree prative, come quelle del Parco della Maremma, aiuta a contenere specie invasive e a favorire la crescita di piante autoctone, aumentando la biodiversità floristica.
  • Creazione di microhabitat: il loro movimento apre spazi per insetti impollinatori e piccoli vertebrati, come dimostrato in progetti di pascolo controllato nelle aree di Natura 2000.

Un esempio virtuoso delle razze da tiro nelle aree protette di Abruzzo, Lazio, Puglia e Toscana, ha portato a ridurre l’impatto ambientale rispetto alle pratiche meccanizzate e preservando la fauna locale.

Un futuro nel segno del cavallo

I cavalli non sono solo un’eredità del passato, ma una risorsa per il futuro della biodiversità. Nei parchi naturali, questi animali uniscono ecologia, cultura e sostenibilità, dimostrando che la zootecnia può essere una forza positiva per l’ambiente. Investire nella loro conservazione e nella gestione intelligente del loro ruolo nei parchi significa proteggere non solo un’icona vivente, ma anche gli ecosistemi che rendono unico il nostro pianeta.

Come disse il naturalista John Muir, “in ogni passeggiata nella natura, l’uomo riceve molto più di ciò che cerca”.

E con i cavalli al nostro fianco, questa passeggiata diventa un viaggio verso un mondo più ricco e armonioso.

Annalisa Parisi – Centro Studi per la Biodiversità

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