Cultura rurale e genetica: un legame indissolubile
Difendere le razze autoctone significa difendere il futuro delle nostre terre
In un’Italia fatta di paesaggi montani, pascoli marginali e antiche vie di transumanza, la biodiversità zootecnica non è solo una risorsa genetica: è cultura, identità e strumento di resilienza. Eppure, oggi più che mai, le razze locali rischiano di scomparire sotto la pressione di modelli produttivi standardizzati e poco sostenibili.
Con il supporto tecnico e scientifico agli Allevatori Custodi, la Scuola di Specializzazione in Fisiopatologia della Riproduzione Animale dell’Università di Teramo, guidata dal Prof. Carluccio, sta consolidando la propria visione: scientifica, consapevole e integrata con i territori.
Diversi buoni motivi – chiari e concreti – ci ricordano perché queste razze vanno protette, valorizzate e raccontate.
Tutelare le razza autoctone significa custodire un intero ecosistema di saperi, paesaggi e opportunità.
1. La biodiversità zootecnica è un presidio di adattamento e resilienza
Le razze autoctone, frutto di secoli di selezione naturale e culturale, rappresentano un patrimonio irripetibile di adattamento agli ambienti marginali. Vacche, pecore e cavalli autoctoni sono in grado di sopravvivere, riprodursi e produrre in condizioni in cui le razze cosmopolite fallirebbero. La loro conservazione garantisce resilienza climatica, autonomia alimentare e sostenibilità ambientale.

2. Cultura rurale e genetica: necessario tutelare l’identità culturale di certe tradizioni
Le risorse genetiche animali sono parte integrante delle identità culturali delle comunità montane e pastorali. Tradizioni come la transumanza, riconosciuta dall’UNESCO, dimostrano quanto il valore zootecnico si intrecci con la storia, il paesaggio e la memoria collettiva delle aree interne. Conservare le risorse genetiche per per secoli hanno attraversato l’Italia sui tratturi della Transumanza, significa salvare storie, riti e paesaggi vivi.

3. Le aree marginali come laboratori di futuro
Nell’Appennino abruzzese, come in molte aree interne d’Italia, la biodiversità animale può diventare motore di sviluppo territoriale. La presenza di razze locali apre la strada ad attività multifunzionali: turismo esperienziale, produzioni di nicchia, educazione ambientale. Investire sulla zootecnia autoctona è investire in territori vivi e abitati.
4. La conservazione richiede competenze scientifiche elevate
Affinché la tutela non sia solo testimonianza museale, serve un supporto tecnico di alto profilo. La Scuola di Specializzazione in Fisiopatologia della Riproduzione Animale, guidata dal prof. Carluccio, rappresenta un punto di riferimento fondamentale per garantire programmi riproduttivi efficaci, selezione sostenibile e strategie di conservazione attiva delle razze a rischio a livello nazionale e comunitario.

5. Fare rete tra ricerca, allevatori e istituzioni
La sfida della biodiversità si vince insieme: ricercatori, allevatori, giovani agricoltori, enti locali e istituzioni devono collaborare in una visione sistemica. Iniziative come quelle promosse dalla Regione Abruzzo e da centri di formazione avanzata sono essenziali per costruire un ecosistema di tutela e valorizzazione duratura delle risorse genetiche animali.

Custodire il futuro: comunicare la biodiversità animale come risorsa strategica dei territori
La biodiversità zootecnica non è solo una questione di geni, ma di identità collettiva, memoria storica e sostenibilità territoriale. Le razze autoctone rappresentano un archivio vivente di adattamenti, resilienze e connessioni profonde tra uomo, ambiente e cultura.
Conservare questi patrimoni non può più essere considerato un gesto isolato o nostalgico, ma un’azione strategica e strutturata per costruire modelli rurali innovativi e coerenti con la transizione ecologica.
Una nota di merito va alla Regione Abruzzo che con il suo impegno pluriennale per la tutela della biodiversità agricola e zootecnica, ha tracciato una linea chiara: la conservazione si fa in rete.
È nella collaborazione tra Università, Enti Selezionatori accreditati e Allevatori Custodi che si delinea una prospettiva concreta e scientificamente fondata. Non bastano la passione o la tradizione: oggi più che mai serve un supporto tecnico e formativo continuo, capace di affiancare chi opera nei territori marginali, spesso in condizioni complesse ma con uno straordinario valore aggiunto.
Le Università e i centri di ricerca applicata, mettono a disposizione strumenti tecnici, competenze scientifiche, modelli di gestione sostenibile. Gli Enti Selezionatori garantiscono coerenza normativa, monitoraggio fenotipico e selezione funzionale, svolgendo un ruolo fondamentale per la tracciabilità e la valorizzazione delle razze. Gli Allevatori Custodi, infine, incarnano la parte viva e insostituibile della filiera della biodiversità: senza di loro, ogni razza rischia di diventare solo una voce d’archivio.
È necessario oggi più che mai raccontare questa sinergia con linguaggi semplici ma rigorosi, capaci di emozionare e informare, e restituire dignità e valore alle scelte di chi alleva, conserva e tramanda.
Comunicare la biodiversità zootecnica non è solo divulgazione: è attivazione sociale e culturale, è rigenerazione dei territori, è costruzione di consapevolezza.
È, in definitiva, un investimento sul futuro delle nostre montagne, delle nostre campagne, delle nostre comunità.
Annalisa Parisi – Centro Studi per la Biodiversità PASSIONECAITPR
