Grigio ferro testa di moro: il colore della biodiversità
Nel grande mosaico della zootecnia italiana, ogni sfumatura ha un significato, un valore: e tra queste, il celebre grigio ferro testa (o anche capezza) di moro del cavallo Murgese non è solo estetica. È un segnale vivente di biodiversità, uno specchio del patrimonio genetico che rischiamo di perdere.
Il fenomeno trova in NETRIX DI SANTA ROSA, il suo esempio più emblematico. Netrix è uno stallone di razza Murgese di proprietà della “Scuola di Specializzazione in Fisiopatologia della riproduzione degli animali domestici”, guidata dal Prof. Augusto Carluccio.
Grigio ferro testa di moro: il colore della biodiversità
Morello? No, grigio ferro testa di moro
Il mantello di Netrix, descritto come “raro” e specificamente “grigio ferro testa di moro”, è l’emblema della sua unicità. Solo il 2% dei soggetti di razza presentano questa particolarità, assai ricercata in epoche passate. Questa colorazione non nasce per caso: deriva da precise caratteristiche genetiche selezionate nelle linee pure della razza Murgese. Il Dipartimento di Medicina Veterinaria dell’Ateneo di Teramo, con le progettualità del Prof. Augusto Carluccio, da sempre legate al duplice aspetto di “riproduzione in ottica di salvaguardia della biodiversità”, ha scelto lo stallone Netrix di Santa Rosa proprio per questo motivo: generare puledri destinati ai reparti ippomontati dell’Arma dei Carabinieri con i quali è in essere una convenzione orientata a queste finalità.

Grigio ferro testa di moro: il colore della biodiversità
Un percorso di selezione mirato
La storia del Cavallo Murgese è un intreccio di lavoro, bellezza e resilienza, che lo ha visto protagonista in ambiti rurali e, sempre più spesso, nel turismo equestre e nelle attività di pattuglia delle Forze dell’Ordine.
Ed è qui che entra in scena il nostro protagonista, Netrix di Santa Rosa. Questo magnifico stallone murgese, fiore all’occhiello del Dipartimento di Medicina Veterinaria dell’Università di Teramo, ha recentemente conquistato i podi di importanti concorsi, a testimonianza della sua eccellente morfologia e attitudine. Ma al di là dei riconoscimenti, la storia di Netrix assume un significato ancora più profondo grazie alla visione del Professor Augusto Carluccio.
Il Professore ci spiega che ha scelto Netrix di Santa Rosa non solo per le sue qualità intrinseche, ma anche con un obiettivo strategico ben preciso: produrre soggetti idonei a essere impiegati nei reparti ippomontati dell’Arma dei Carabinieri. Questa scelta, lungimirante e mirata, va ben oltre la semplice selezione per il lavoro. Essa rappresenta un esempio concreto di come l’impiego in settori di prestigio possa contribuire attivamente alla conservazione di una razza autoctona. Utilizzare cavalli Murgesi in questi ambiti significa valorizzarne le caratteristiche, mantenere alta l’attenzione sulla razza e, di fatto, sostenere la sua sopravvivenza genetica. E in questo contesto, la stabilità del colore del mantello, tipico della razza, diventa una sorta di “passaporto” genetico, un’ulteriore conferma della sua autenticità e della sua irrinunciabile specificità.
Grigio ferro testa di moro: il colore della biodiversità
Conservazione della biodiversità tout court
Ma la visione del Dipartimento di Veterinaria non si ferma qui. L’impegno per la biodiversità è un filo conduttore che lega diverse progettualità dell’Ateneo, in piena sintonia con i dettami dell’Agenda 2030 per lo Sviluppo Sostenibile. L’Università di Teramo, infatti, è da tempo all’avanguardia in progetti che mirano alla conservazione delle risorse genetiche animali, consapevole che la perdita di biodiversità non è solo una tragedia ecologica, ma anche una minaccia per la sicurezza alimentare e per il benessere delle future generazioni.
La ricerca e l’applicazione di tecniche innovative in fisiopatologia della riproduzione, come quelle che il Prof. Carluccio porta avanti con il suo team, rappresentano strumenti fondamentali per la conservazione. Attraverso lo studio e la gestione della riproduzione, si possono attuare strategie mirate per aumentare le popolazioni di razze a rischio, mantenere la variabilità genetica all’interno delle stesse e prevenire l’inbreeding, assicurando un futuro robusto e resiliente per il patrimonio zootecnico.
Secondo Carluccio, il programma di riproduzione assistita non è casuale: punta a trasmettere quell’assetto genetico definito dal colore e dalla conformazione morfologica, tratto distintivo per il reclutamento dei cavalli dell’Arma dei Carabinieri. Infatti, Netrix ha già messo in mostra queste caratteristiche in manifestazioni prestigiose come Fieracavalli Verona, così come pure in sede di Mostra Nazionale a Martina Franca, confermandosi tra i migliori nella categoria stalloni.
Grigio ferro testa di moro: il colore della biodiversità
Un po’ di Storia
La razza cavallina cosiddetta “delle Murge” oggi è una delle razze equine italiane più apprezzate anche all’estero proprio per i suoi mantelli.
Tutti possono facilmente godere della bellezza di un cavallo delle Murge semplicemente guardandolo. Il portamento di questi energici equini si accompagna oltre al caratteristico mantello completamente morello, alla sua variante “grigio ferro con testa (o capezza) di moro”, che vede contrastare il nero delle estremità (testa, orecchie, arti, coda e criniera) con il grigio del resto del corpo. L’incollatura fiera, il profilo spesso leggermente montonino ed i crini, di criniera e coda, fluenti completano l’aspetto quasi fiabesco. Ma le caratteristiche più importanti di questa razza non sono visibili ad occhio nudo. Resistenza dello zoccolo, rusticità intelligenza, cultura e storia.
Fin dalla colonizzazione greca del “tacco d’Italia”, i cavalli allevati in questa regione hanno avuto grande rinomanza. In tutto il Regno di Napoli, fino all’unità d’Italia, fu abitudine consolidata, delle varie casate aristocratiche, allevare proprie razze di cavalli.

Nel territorio delle Murge, in questo periodo, si distinsero per la qualità dei soggetti prodotti gli allevamenti dei Conti di Conversano (Acquaviva d’Aragona); dei Duchi di Martina (Caracciolo e Caracciolo-De Sangro); dei Duchi di Bari (Ludovico Sforza detto il “Moro”, Isabella d’Aragona e sua figlia Bona Sforza, Regina di Polonia); come anche la Corona di Napoli che in alcune difese marginali, rispetto al territorio della “Murgia dei Trulli”, allevava le proprie razze.
Il Cavallo Murgese attuale è l’erede culturale e territoriale della tradizione ippicola della Murgia Sudorientale. E questa eredità si esplicita nella presenza di caratteri morfologici, e non solo, tipici di quei cavalli che fin da epoca greca furono allevati in questo territorio. Il legame storico-territoriale più forte che unisce, il Murgese di oggi ai cavalli che lo hanno preceduto, è rappresentato dal fatto che quei cavalli, secoli a dietro, erano allevati nelle stesse masserie, nutriti nei medesimi pascoli e ricoverati negli stessi Trulli in cui si trovano i Cavalli Murgesi oggi.
Biodiversità nel cuore dell’Abruzzo attraverso i tratturi della Transumanza
Grigio ferro testa di moro: il colore della biodiversità
Il Dipartimento di Medicina Veterinaria di Teramo non si limita a Netrix di Santa Rosa. Nell’azienda agricola dell’Università si allevano razze italiane a limitata diffusione come la Capra Teramana, la Pecora Leccese, l’Asino di Martina Franca, il Cavallo da tiro, il Murgese, oltre a specie autoctone che lo staff segue ex-situ come assistenza mirata agli Allevatori Custodi – con l’obiettivo di tutelare il patrimonio genetico locale e nazionale.
Eredità delle tradizioni rurali che attraverso la pastorizia transumante ha allargato le zone di pertinenza e la diffusione su parte del territorio nazionale.
Questa è un’azione concreta che risponde ai principali obiettivi dell’Agenda 2030, soprattutto per la promozione di sistemi agricoli sostenibili, della conservazione genetica e di una gestione attiva delle risorse genetiche in un’ottica di bio-razionalità.
Grigio ferro testa di moro: il colore della biodiversità
Biodiversità e zootecnia: una sfida globale
Con le sue attività che guardano in questa direzione da ormai oltre 25 anni, il Dipartimento di Medicina Veterinaria si propone di salvaguardare razze equine, asinine e ovi-caprine spesso a rischio di erosione genetica, attraverso progettualità, come si direbbe in qualche prestigioso convegno di “Veterinary reproduction for biodiversity conservation”.
Attività spesso sottovalutate ma nel caso specifico, antesignane di quelle che oggi sono le direttive comunitarie orientate alla tutela e alla salvaguardia della biodiversità e degli ecosistemi.
Grigio ferro testa di moro: il colore della biodiversità
Agenda 2030 in azione: strumenti e ricadute
La conservazione delle varietà autoctone rientra nei Sustainable Development Goals (SDGs), in particolare: SDG2 (fame zero e agricoltura sostenibile) e SDG15 (vita sulla terra, promozione di ecosistemi sostenibili). La selezione del mantello, dunque – che può sembrare una scelta estetica – diventa un indicatore operativo di gestione genetica: un esempio virtuoso di zootecnia responsabile e consapevole.
Netrix: simbolo e ponte fra ricerca e formazione
Netrix non è solo stallone di élite: è un ponte tra ricerca universitaria e formazione, tra conservazione e utilizzo professionale.

Ed è proprio in virtù della Convenzione con l’Arma dei Carabinieri che lo stallone opera già dal 2023 a Martina Franca presso la struttura del “Galeone” nel Reparto Carabinieri Biodiversità.
Mantelli preziosi
Molto apprezzati i puledri nati, in particolare quelli con il mantello grigio ferro testa di moro, tanto che la sua presenza nella Valle d’Itria è stata riconfermata anche per la prossima stagione di fecondazione (2026).
Già i puledri nati nel 2024 saranno selezionati per entrare nella Fanfara a Cavallo dei Carabinieri del IV Reggimento: un sito in cui si intrecciano identità, storia, competenza e biodiversità del nostro Paese.
Il mantello grigio ferro testa di moro (blue roan in termini di “genetica dei mantelli”) è un certificato vivente di biodiversità, un elemento genetico su cui investire.
Netrix di Santa Rosa, con il suo patrimonio cromatico e genetico, diventa un ambasciatore di un modello che coniuga tutela ambientale, ricerca scientifica, formazione e servizio pubblico. Un esempio da replicare per altre razze autoctone, in piena sintonia con gli impegni della società globale per la sostenibilità.
Per dirla con un claim pubblicitario: quando il colore diventa custode della biodiversità zootecnica.
LE FOTOGRAFIE DI CHRISTIANE SLAWIK
“Christiane Slawik non si limita a fotografare, dipinge con la macchina fotografica come nessun altro sa fare!” – Richard Hinrichs
La pluripremiata fotografa equina unisce la sua passione per la fotografia e l’amore per i cavalli, anni di esperienza e intuito artistico per creare immagini davvero speciali, con quel “qualcosa in più”. Topteny.com la classifica tra i 10 migliori fotografi di cavalli al mondo.
Con il suo lavoro dinamico ed emozionante, la fotografa nativa di Würzburg è tra le più richieste nel suo campo a livello mondiale. Le sue fotografie distintive adornano più di 100 copertine ogni anno, illustrano circa 20 calendari e sono pubblicate da oltre 40 editori in tutto il mondo. Dopo numerose pubblicazioni specializzate tedesche di successo, il suo primo libro illustrato negli Stati Uniti , “Motiv: Pferd“, ha vinto immediatamente il Benjamin Franklin Award come miglior libro di animali dell’anno negli Stati Uniti.
Un ringraziamento particolare a Christiane Slawik per aver immortalato Netrix di Santa Rosa e alcuni dei suoi puledri durante lo shooting del giugno scorso in Puglia.
Annalisa Parisi – Centro Studi per la Biodiversità PASSIONECAITPR
foto: Christiane Slawik
